Sin dalla preistoria e ancora oggi il lavoro è sempre stato collegato alla sopravvivenza dell'essere umano, cioè ad uno stato di attivazione psico-fisica che aveva l'obiettivo di provvedere alla ricerca di cibo. Quindi il lavoro in un primo significato è inteso come il mezzo per avere le risorse necessarie a soddisfare i propri bisogni primari di mangiare per sé e per il proprio gruppo o tribù (pensiamo alla caccia).
Anche oggi ha questa valenza: quella di offrire un sostentamento economico tramite lo stipendio per soddisfare i propri bisogni. I bisogni che nel corso del tempo sono aumentati e non sono più collegati solo a quello primario di mangiare ma sono collegati anche ad altri aspetti come quelli di condurre una vita soddisfacente in termini di appartenenza sociale e realizzazione personale ad esempio. Questo è ancor più rilevante per chi non ha un lavoro e non è in grado di soddisfare i propri bisogni sia sociali che molto spesso anche primari (mangiare). La mancanza di lavoro crea una sensazione di vuoto e di inutilità, di scarsa identità sociale. Possiamo quindi affermare che, oltre al bisogno primario di mangiare e bere, cioè di nutrire il nostro organismo, nel corso del tempo si sono aggiunti anche altri bisogni che possiamo definire sociali.
Un secondo significato del lavoro è associato alla fatica, quindi ad una sensazione spiacevole che viene dall'immagine del lavoro come eccessivamente stancante al limite dello sfruttamento. Questa immagine nasce nei secoli in cui le maggiori civiltà della storia, per costruire materialmente i loro imperi, hanno usato la schiavitù per generare forza lavoro praticamente a costo zero. Infatti uno schiavo non aveva una retribuzione per il suo lavoro, era in una condizione di totale sfruttamento, quindi faceva una fatica spesso immane e sproporzionata alle proprie forze senza alcun ritorno ne dal punto di vista economico ne tanto meno da quello sociale, visto che gli schiavi erano il livello più basso della società e non avevano alcun diritto. Pensiamo alla schiavitù degli Egizi o a quella dei Romani ma anche a quella degli afro-americani senza andare troppo indietro nei secoli.
Un terzo significato collegato alla parola Lavoro e quello del lavoro come fonte di miglioramento della condizione umana. Pensiamo alla frase “il lavoro nobilita l'uomo”. Infatti, grazie al lavoro l'uomo e la donna affinano le proprie competenze, migliorano il proprio intelletto, allenano la mente e il corpo al di là del raggiungimento di un bisogno e trasformando la fatica in un passaggio obbligato purché ognuno di noi si senta migliore, utile agli altri e con un obbiettivo di vita che mantiene alta la nostra motivazione.
Queste 3 immagini che ogni lavoratore associa alla parola Lavoro (lavoro come soddisfazione dei bisogni - lavoro come sfruttamento e fatica - lavoro come fonte di miglioramento personale) sono collegate tra loro e sono tutte e tre presenti in ogni forma e tipologia di lavoro, sono interconnesse tra loro, cioè sono presenti nella testa di ogni persona che ha un lavoro che non ce l'ha o che lo sta cercando.
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