Questo articolo nasce dall'ultima attività di formazione esperienziale e Outdoor Training che abbiamo fatto su Monte Calvo a San Giovanni Rotondo, nel Parco Nazionale del Gargano. Alla fine dell'articolo troverai il video dell'esperienza formativa. Monte Calvo offre sempre qualcosa di nuovo e meraviglioso. Sulla vetta si percepisce quel senso di desolazione dovuto alla completa assenza di alberi e alle predominanti pietre che spuntano dal terreno. Durante l'esperienza formativa abbiamo avuto modo di esplorare (nel vero senso della parola!) quello che la montagna può rappresentare al livello simbolico, oltre che aver allenato le soft skills oggetto della formazione esperienziale: l'orientamento al risultato, il lavoro di squadra e la gestione del tempo (e delle energie). Dopo aver preparato il campo nel pomeriggio, abbiamo passato la notte in tenda in tutta sicurezza nella nostra location posizionata nel cuore della piana. Quindi siamo saliti su Monte Calvo nel tentativo di anticipare l'alba per goderci lo spettacolo... Tempismo perfetto e missione riuscita in pieno!
Metaforicamente a cosa ci fa pensare la montagna? Quello che è emerso dalla nostra esplorazione simbolica della parola montagna durante la fase di riflessione post-attività, è che eravamo tutti concordi nel considerare la montagna come la metafora della vita. La fatica della salita, il panorama e il cambio di prospettiva sia durante la salita che sulla vetta, il tragitto migliore per raggiungere la vetta. Raggiungere la vetta di una montagna è simbolicamente come uscire fuori dalla propria comfort zone, dove troppo spesso ristagniamo. Non saprai mai che panorama è nascosto dietro la montagna se continui a restare sulla strada diritta e sicura che si trova a valle. C'è bisogno di avventurarsi su per la montagna per scoprire nuovi panorami e quindi nuove prospettive, per guardare meglio le cose dall'alto. Sensazioni, emozioni e insegnamenti che non avresti trovato restando sulla strada sicura e piatta che stavi percorrendo a valle della montagna. Spesso alla base della scelta di restare sulla strada invece che di avventurarsi su per la montagna, c'è la paura. Le montagne sembrano tutte cosi grandi se le guardiamo dai loro piedi e restiamo immobili, e sembreranno sempre più grandi se non si inizia a fare il primo passo. La metafora della montagna come simbologia della vita ci insegna che fare il primo passo rende giorno dopo giorno la montagna sempre più piccola. Se invece restiamo immobili ai suoi piedi, la montagna sarà sempre più grande e noi sempre più spaventati a tal punto di decidere di non provarci nemmeno.
Quali sono i benefici sul nostro organismo?
Al di là della metafora con la vita che la montagna può simboleggiare, è bene sottolineare i molteplici benefici psicofisici che una buona abitudine di passeggiate in montagna o in natura può apportare al nostro corpo. Tra benefici psicologici dobbiamo considerare sia quelli relativi al benessere e al rilassamento psicofisico, come ad esempio la riduzione dello stress (perché il contatto con la natura e la fatica riducono la produzione dell'ormone responsabile dello stress, cioè il cortisolo), che quelli di allenamento e miglioramento delle competenze personali cognitive e socio-emotive come la gestione delle energie, del tempo, l'autostima, la creatività, la concentrazione, la consapevolezza di noi stessi e di ciò che ci circonda.
A questi benefici psicologici si uniscono i benefici fisici che una passeggiata in montagna può suscitare nel nostro corpo. C'è un miglioramento della circolazione del sangue, della respirazione e dell'ossigenazione, miglioramento della vista e dell'attenzione, aumento delle difese immunitarie, si abbassa la pressione, migliora la qualità del sonno, la tonicità muscolare e tanti altri benefici. Da non trascurare il rischio che una vita sempre più dipendente dalla tecnologia sta portando con sé. La sensazione di sentirsi perduti, esclusi, emarginati se non abbiamo una connessione internet ne è la massima espressione. Viene definita “FOMO” letteralmente Fear Of Missing Out (paura di rimanere escluso), ed è la sensazione di paura e ansia che sente chi teme di essere escluso da eventi o attività ed esperienze presenti in rete, sui social network prima di tutto. Da qui nasce il desiderio costante di restare informati, di essere presenti online, commentare, “partecipare” in qualche modo. Controllare morbosamente il cellulare alla ricerca di notifiche. La disintossicazione dalla dipendenza della tecnologia si chiama “digital detox” e si riferisce proprio ad una intossicazione dovuta all'abuso di tecnologia digitale (social network, Google, applicazioni varie ed eventuali di ogni tipo) e nel non saperne fare a meno. Per questo spegnere il telefonino e fare una bella passeggiata in montagna abitualmente, o in un qualsiasi altro posto naturale, ci permetterà di concentrare su noi stessi e sul contesto naturale circostante tutte le attenzioni. Percepire il rumore strisciante tra le foglie di una lucertola e cercarla con lo sguardo, fermarsi ad osservare una quercia imponente che ha ingoiato letteralmente ai suoi piedi una pietra, anch'essa non più piccola di una cinquecento. Fermarsi a sentire i profumi del muschio e il suono del vento che soffia tra i rami o il sole splendente che riscalda la faccia.
Il mio invito è di frequentare sempre più spesso questi luoghi, spegnere il telefonino almeno per trenta minuti di esercizio e soffermarsi a osservare, sentire, toccare, annusare tutto ciò che ci circonda. Fare tutto lentamente, con il tempo che ci vuole per farlo bene e con consapevolezza, nel rispetto della stessa natura che sta ricaricando le nostre energie tramite un vero e proprio scambio. E' uno scambio invisibile che la nostra percezione e i nostri sensi però sicuramente stanno catturando, sta piacendo e sta facendo bene.
Come promesso all'inizio, clicca qui per vedere il video di due minuti dell'esperienza formativa svolta su Monte Calvo, nel Parco Nazionale del Gargano.
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