Mi ritornano spesso in mente le parole di mio padre quando mi diceva: "Antonio non devi studiare per il professore, ma devi farlo per te stesso". Parole scontate, difficili da capire al tempo delle medie e delle superiori. Probabilmente tanti di noi (o i più fortunati) hanno sentito pronunciare dai nostri genitori questa frase ma non era affatto scontata!
Possiamo distinguere due tipi di motivazione, due facce diverse: quella intrinseca e quella estrinseca. La motivazione intrinseca viene da dentro di noi, cioè facciamo le cose e ci comportiamo in un certo modo perché siamo noi che vogliamo farle seguendo i nostri interessi liberamente senza eccessive influenze dall'esterno. Nella motivazione estrinseca invece, mettiamo in moto pensieri e comportamenti sulla base di influenze sociali dirette e indirette che provengono più spesso dall'ambiente esterno, cioè dal tipo di società in cui viviamo, dai valori su cui si basa, dalla nostra famiglia, dagli amici e dalle loro aspettative. Lo stesso vale nel mondo del lavoro e delle organizzazioni.
Mio padre si riferiva proprio alla motivazione intrinseca, cioè era come se mi dicesse: "Devi trovare dentro di te l'interesse e la motivazione a studiare perché non lo fai per far contento il professore ma per migliorare le tue capacità... Domani non ci sarà il professore a chiederti conto e metterti un voto ma sarà la vita stessa a metterti davanti alle sue sfide".
Questa differenza tra motivazioni interne (intrinseche) ed esterne (estrinseche) diventa più chiara se consideriamo come motore della motivazione estrinseca il modello individualistico della nostra società occidentale. Questo modello ci porta ad essere fortemente competitivi tra noi rispetto a alla società e cultura orientale ad esempio, che è più centrata sul modello collettivistico. Nel modello individualistico l'obbiettivo non è la realizzazione dei nostri interessi personali più intimi ma la ricerca di un lavoro stabile, sicuro, di status elevato e ben retribuito, indicando in questi aspetti la strada dell'autoaffermazione che è parte della felicità. Tutti i genitori vorrebbero che i propri figli diventassero avvocati, medici, professori e allo stesso tempo li vorrebbero felici.
La motivazione interna (o intrinseca) richiede una vera e propria analisi di noi stessi, una esplorazione rivolta verso di noi, verso "dentro", per capire e avere consapevolezza dei nostri veri interessi, desideri e obbiettivi. Dopo aver identificato i nostri desideri e obbiettivi più autentici e personali, bisogna essere in grado di fare “l'auto-valutazione” delle proprie competenze per capire se quei desideri e obbiettivi siano raggiungibili nel breve-medio-lungo termine o non lo siano affatto. Solo così è possibile progettare strategicamente le tappe necessarie ad acquisire le eventuali competenze mancanti utili a raggiungere quegli obbiettivi e soddisfare quei desideri. Questo è da tenere bene a mente nel mondo delle organizzazioni ad esempio, quando si progettano corsi di formazione o si cerca di definire gli incentivi per aumentare la motivazione dei dipendenti/collaboratori.
Nel processo di auto-valutazione è molto prezioso il feedback degli altri. Grazie al riscontro degli altri possiamo definire meglio quali siano le competenze che abbiamo e quali debbano essere migliorare. Questa è la linea orizzontale dell'apprendimento (peer education) che aumenta considerevolmente la motivazione personale ad apprendere e migliorare se stessi (l'autostima) rispetto alla linea verticale dell'apprendimento, dove non vi è una “auto-valutazione” ma una "valutazione" da parte di qualcuno che avrà il ruolo di misurare se possediamo quelle competenze o meno, come i professori ad esempio. L'auto-valutazione e la l'auto-consapevolezza sono due competenze di primaria importanza troppo spesso trascurate nei paradigmi scolastici e in quelli di crescita delle risorse umane in azienda.
In conclusione, la linea verticale funziona meglio per l'apprendimento delle Hard Skills cioè quelle competenze tecniche-scientifiche. La linea orizzontale è più idonea per lo sviluppo delle Soft Skills cioè le competenze trasversali socio-emotive in quanto aumenta sensibilmente la nostra motivazione personale ad agire e collaborare con gli altri per realizzare i nostri obbiettivi e desideri. E' il processo di trasformazione dei sogni in realtà attraverso un piano di azione da noi stessi e per noi stessi pianificato.
Nel prossimo articolo andremo a vedere come la formazione esperienziale e l'Outdoor Training Formativo sviluppano in special modo le nostre capacità di autovalutazione e motivazione, che sono indispensabili ad ognuno di noi per poter conoscere meglio se stessi, i propri limiti e punti di forza. Tornano in special modo utili queste due Soft Skills (competenze trasversali) anche nei team di lavoro, dove sono fondamentali per la creazione dello spirito di gruppo necessario alla partecipazione attiva di ognuno nella condivisione di un "destino comune", cioè la vision dell'organizzazione di cui fanno parte.
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